martedì 27 marzo 2007

L'evoluzionismo

Oggi c'è stata la prima lezione ufficiale del corso di rilievo.
Il professore dall'elegante portamento ha espresso la sua particolare concezione del rilievo architettonico, distinguendo quello "tradizionale" rivolto ai monumenti e agli edifici storicamente consolidati da quello nuovo, ancora in parte da scoprirsi, rivolto alle architetture moderne, recenti, contemporanee e future. In questi ultimi casi gli strumenti per il rilievo non sono tanto piante, prospetti, sezioni e trilaterazioni ma letture dei rapporti e soprattutto delle trasformazioni. Si deve documentare il divenire, e andare a cercare questo fecondo movimento laddove gli spazi non sono ancora risolti e dove magari l'azione umana nel tempo ha già stratificato più azioni plastiche. Del resto, dice l'altero professore, è proprio da queste situazioni che molti architetti contemporanei traggono ispirazione per alcuni morfemi apparentemente casuali (questa osservazione mi ricorda gli accostamenti fotografici che faceva il professore di storia dell'architettura contemporanea tra architetture decostruttiviste e deragliamenti ferroviari).
In particolare il professore, pur conscio che taluni considerano "devianze" le sue sperimentazioni, ha espresso il suo riferimento filosofico inedito: l'evoluzionismo in architettura. Egli sostiene che le architetture quali stratificazioni dell'attività umana nel tempo si evolvono proprio secondo i principi darwiniani, e in particolare secondo quanto sostengono le tesi adattamentiste che sull'evoluzionismo si basano.

Nessun commento: