domenica 25 marzo 2007

Esiste la sinestesia in architettura?

La sinestesia, dal greco συν (attraverso) e αισθησίσ (percezione), è uno stato psicofisico in cui il soggetto avverte più percezioni sensoriali pur ricevendone fisicamente una sola: è un meccanismo inconscio di associazione di idee, o meglio, di associazione di stimoli percettivi. Ad esempio, si ha una sinestesia quando l'ascolto di una nota musicale evoca un colore, o quando la vista di un cibo in fotografia ne evoca l'odore o il sapore, o l'ascolto del rumore del mare ne evoca la frescura.
In musica la sinestesia è un espediente compositivo piuttosto studiato ed adoperato. Alexander Scriabin, compositore russo tardo-romantico ma anche grande sperimentatore, fu notoriamente molto interessato al rapporto tra colori e suoni: aveva realizzato un pianoforte con i tasti colorati di tinte diverse (il Do era rosso, il Re era giallo e così via) e componeva lasciandosi trascinare dagli accostamenti cromatici prima ancora che da quelli sonori. Nel '500 gli autori di madrigali ricorsero alla sinestesia per rappresentare sensazioni fisiche (in un noto esempio la parola "so/spira" è divisa in due da una pausa in modo da far sentire l'effetto fisico del sospiro); a questo proposito si considera la parola come un senso speciale, in quanto sinestetico per sua natura e anche per la frequente ambiguità semantica del discorso, che porta ad associare contemporaneamente ed involontariamente più significati.
Esiste poi una forma patologica di sinestesia, parente addirittura dell'autismo e di altre disfunzioni psichiche, come la dislessia o l'allochiria; l'approccio disciplinare allo studio del fenomeno sinestetico, riscoperto negli ultimi decenni dopo gli ultimi esperimenti risalenti al primo Novecento, è a cavallo tra la filosofia e la scienza neuropsichiatrica. Il caso teorico più noto, ancora aperto, è quello di un cieco che guarisce: può riconoscere con la vista gli oggetti che prima toccava?
La sinestesia, in forma più o meno patologica, è un espediente creativo riconosciuto da tanti artisti: famosi sinesteti furono Kandinsky, Nabokov, Duke Ellington, Rimksy-Korsakov.

Insomma, il tema si presenta interessante e vale la pena collegarlo al settore che c'interessa di più: esiste la sinestesia in architettura? L'esperienza spaziale è assimilabile ad una complessa percezione sensoriale? E se sì, questo sesto senso spaziale può provocare stati psicofisici tipicamente sinestetici? Quali strumenti ha l'architetto per stimolare questi effetti? Quanto incidono le componenti psicopercettive sulle grandi architetture monumentali, ad esempio quelle religiose?
Alla ricerca di risposte si dovrà tentare in questo diario di sviscerare ogni angolo della percezione emotiva irrazionale dello spazio. Un tema troppo impegnativo forse? Forse.

Riferimenti:
· Synesthesia and Artistic Experimentation
· Was Scriabin a Synaesthete?

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